mercoledì 21 aprile 2010

OT: sport

Uno dei principali “problemi” che occorrono nel mantenimento in rete di un blog, è trovare argomenti interessanti da scrivere. Lo è ancora di più quando alle spalle c'è un forum frequentato da tanti utenti quanti una curva di tifosi.

Proprio di questo vorrei parlare.

Alcuni di voi sanno che io ho una incrollabile fede neroazzurra. Ho seguito l'Internazionale Football Club di Milano sin dalla tenera età e prima di me mio padre e prima ancora mio nonno. Insomma, tre generazioni di intossicati.

Il fatto è che non sono mai stato solo un tifoso da poltrona. Mi sono spinto decine di volte da Rimini a Milano, sfruttando sempre tutte le occasioni che avevo per vedere “la pazza” da vicino.

In particolare, all'epoca di Ronaldo, quello vero, quello che faceva impazzire il Marchegiani di turno nella finale di coppa Uefa, quello che segnò un goal in volee al Milan in uno straripante derby. Quindi non il personaggio protagonista dell'”ombrello” di Moratti o del fantaciccione frequentatore del punterforumbrazil sezione trans, insomma del reale personaggio ero praticamente estasiato.

Non nego che all'epoca dei fatti facevo sistematicamente le partite in casa ed in trasferta solo per vedere le sue magie. Avevo la sua magllia, che sfoggiavo nelle partite a calcetto con gli amici e mi faceva sentire come lui, mi faceva provare quello sfrigolio alla base dei lombi quando si cacciava la palla in rete, esultando come una finale di Champions League che non avvenne mai . Ma non avveniva neanche la vittoria di uno scudetto, puntualmente perso anno su anno, vedendo poi questi ammucchiarsi pericolosamente e in numero superiore a dieci, dalla data dell'ultima vittoria del titolo nazionale.

Poi lo sciagurato finale di stagione quell'anno, con la Lazio, le lacrime del calciatore. Nulla più. Da quella volta, non ho più avuto la possibilità di emozionarmi per una giocata di classe se non dire “bello”, ma senza quella convinzione, senza quella passione.

Oggi mi trovo a commentare il giorno successivo il piacevole ritorno di quella sensazione di gusto, di forza il tutto magicamente rovinato... da chi?

Ma da quel coglione di Mario Balotelli.

Un ragazzo d'oro, se non fosse SuperMario. Una testa calda, incapace di capire quali siano le sue reali capacità e quale sia il suo ruolo all'interno di un meccanismo che si chiama squadra. Ha avuto l'ennesima possibilità di dimostrare il suo valore, non tanto ai tifosi che probabilmente dietro ai fischi, riconoscono di trovarsi di fronte a un campione. Quanto più al messaggio che essi, nel loro modo di comunicare, gli hanno voluto lanciare: tu puoi, perchè non fai? E' questa la sostanziale differenza fra un giocatore di talento e un professionista: l'impegno, la capacità di adattarsi a tutte le situazioni, di trarre il massimo da sé stesso proprio nei momenti di difficoltà.

E ieri in campo ce n'erano undici, fino ad un quarto d'ora dalla fine, fino all'ingresso di tale Mario Balotelli.

1 commento:

  1. Nel mondo del calcio girano troppi soldi e credo non serva dire altro.
    kisses

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