venerdì 19 ottobre 2007

Angelo o Diavolo? (quinta parte)

Sono costretto a ripertermi per l'ennesima volta: il lunedì è per me il giorno più proficuo per avere una relazione estemporanea con una girls.

Nei mesi estivi poi, complice l'innalzamento della temperatura che sembra favorire il ciclo ormonale e un buon numero di belle ragazze semivestite che girano in qualità di turiste per le vie di Rimini, il tutto si fa più difficile da gestire.

Quando si parte "in canna" non ci sono "pugnette che tengano". Così mi armo della solita pazienza e concentrazione e comincio quindi la compilazione di quel foglietto che mi accompagna nella perlustrazione delle pulzelle che la danno via a pagamento.

Per dire la verità, questo è stato un periodo abbastanza parco di grosse novità interessanti. Anzi, quello che circolava era il solito andirivieni di ragazze soprattutto dell'est, che prontamente cambiavano nome e indirizzo nella speranza di potersi riciclare in qualche modo agli occhi degli avventori.

Tra tutte mi appunto il nome di un pugno di fanciulle fra le quali una tale Luna di Lido di Savio che mi sono pompato a dovere durante i suoi primi giorni di permanenza in Italia, quando ancora sembrava spaesata e non conosceva per niente la lingua tanto che si aiutava con un piccolo dizionarietto tascabile. Mi aveva soddisfatto ma solo parzialmente, soprattutto per il fatto che non avevo potuto usufruire della sua caratteristica fondamentale, ovvero del suo culo tondo brasiliano.

Fra i diversi numeri di cellulare, inserisco senza troppa convinzione, anche quello di Angela. Questo soprattutto per non lasciare nulla di intentato visto che comunque si trattava di una ragazza di passaggio e quindi annoverabile fra potenziali "new entry". Quei tettoni poi, mi hanno sempre attratto come le mosche con il miele.

Parto quindi in tutt'altra direzione, ovvero quella dei lidi e lungo il tragitto, comincio il mio giro di telefonate. Per sfatare tutti i dubbi e mettermi l'animo in pace, comincio subito dall'amica bielo-torinese. Puntualmente il telefono è occupato.

Percorro qualche chilometro di strada e ormai in direzione di Ravenna, riprovo e questa volta suona libero ma nessuna risposta. Così la volta successiva e quella dopo.

Nel frattempo ho "promesso" a Luna un passaggio anche se sembrava la classica cosa fatta per forza che sistematicamente finisce con una insoddisfacente esperienza.

La strada da Rimini ai lidi ravennati è quasi sempre scorrevole a parte qualche semaforo di troppo che potrebbe essere sostituito efficacemente con una rotatoria. Con una andatura leggermente superiore ai limiti concessi, in assenza di traffico, si arriva agevolmente a Lido di Savio in circa venti minuti. Per una persona come me che fa del tempo una risorsa fondamentale nel proprio lavoro, è indispensabile portare avanti questo "hobby" con una metrica precisa dei tempi di trasferimento e di quelli di "prestazione". Questo per non interferire eccessivamente con la mia professione che altrimenti risulterebbe compromessa.

In questi giorni il caldo era diventato ossessivo: era ormai più di un mese che non si faceva vedere nè sentire il fresco piacere di un temporale. Tutti ne risentivano dall'ambiente alle persone; in riviera si respirava un'aria un po' troppo pesante e per essere all'inizio della stagione estiva, non era sicuramente un buon presupposto fatta ovviamente eccezione per gli operatori turistici e i villeggianti che sono sempre alla ricerca delle migliori condizioni climatiche.

Girare in auto per lavoro o per diletto, non era comunque una bella cosa. Dirigendomi verso nord, vedevo all'orizzonte una linea scura fatta di nuvole cariche di pioggia. Il vento cominciava ad alzarsi e la prima cosa che ho notato è che le cime degli alberi che sfrecciavano via mentre io percorrevo la statale "Romea", venivano fatte oscillare sempre più violentemente man mano che proseguivo con il mio tragitto.

Non ero per niente convinto della mia scelta. Riprovo quindi con Angela. Uno, due, tre squilli. Niente da fare. Non risponde.

Forse non è giornata quindi decido che è meglio non fare nulla. Alla prima occasione, svolto facendo inversione e mi dirigo verso Rimini. Ormai penso ad altro. La testa inizia a posarsi su argomenti più concreti e alla mole di lavoro che mi aspetta in ufficio di lì a un paio di giorni. Più ci si avvicina alle "ferie" di agosto e maggiormente la mia attività si incrementa fino a raggiungere il suo apice alla fine di luglio quando in pratica si tirano i remi in barca per quasi un mese sino all'inizio di settembre.

Squilla il cellulare.

Immediatamente vengo riportato alla realtà da questo suono digitale tipico dei telefonini Motorola. Ovviamente non faccio in tempo a rispondere. Un po' perchè bisticcio al volante per cercare l'apparecchio telefonico e soprattutto perchè lo squillo rimane unico. Un avvertimento quindi. Tipico della loft girl intraprendente che non vuole farsi scappare neppure una opportunità di lavoro.

Finalmente, fermo in una piazzola di servizio, trovo il cellulare. Apro il flip e vedo che chi mi ha cercato è proprio Angela. Come il supereroe dei fumetti si infila in una cabina per indossare la tutina e salvare il mondo, così io in men che non si dica mi ritrasformo da integerrimo manager a Big gun, il castigatroie.

Richiamo al volo e questa volta quasi immediatamente Angela risponde. Non la faccio tanto lunga ma le dico solo che "assolutamente ti devi tenere libera per le 17.30 e mi prenoto per un'ora" alchè lei, sentendo il mio tono deciso, conferma che rimarrà a mia disposizione così come da listino pubblicato su Efit.

A questo punto non ho altro da fare che accelerare la pratica di raggiungimento della location. Mi devo dirigere in via Pola che a Rimini è proprio nell'area più trafficata del periodo estivo, ovvero marina centro.

Non conoscendo il posto alla perfezione, mi devo affidare al navigatore. Imposto le coordinate e nell'arco di un paio di minuti, mi viene indicata la direzione da tenere e il tempo di percorrenza, ovviamente senza tenere in considerazione il traffico.

Già il traffico.

Perchè se Rimini è una cittadina nei mesi invernali, durante l'estate si trasforma in metropoli. Assume dimensioni granitiche, sfiorando i due milioni di abitanti. I turisti scendono da nord come gli Unni e vanno a intasare un sistema viario che proprio in queste occasioni mostra i suoi evidenti limiti.

Mi rimangono solo venti minuti. Penso che forse sono più che sufficienti per arrivare a marina centro anche perchè, strada facendo mi sono fatto una idea di dove recarmi e quindi non c'è tecnologia che tenga di fronte alla propria esperienza diretta. Faccio un paio di deviazioni per accelerare la cosa.

Nel frattempo un altro nemico si fa avanti sulla strada per Angela.

Quella linea all'orizzonte accompagnata da forte vento, è piombata anche sulla mia città trasformando una limpida giornata di sole in qualcosa che assomilglia ad una tempesta tropicale. I turisti stancamente preoccupati, cercano rifugio negli alberghi andando ad intasare le vie e rallentando insorabilmente la circolazione. Sembrano degli zombies con la loro borsa da mare sotto braccio, le mamme con i bambini per mano o in carrozzina, tutti che ciabattano sul lungomare dirigendosi verso l'interno come formiche che scappano dall'acquazzone.

Un vero disastro.

Alle 17.30 raggiungo il parcheggio che mi ero proposto di utilizzare. Ovviamente a pagamento e neanche a farlo apposta, non trovo un centesimo spicciolo da inserire nella macchinetta distributrice del permesso di sosta. Chissenefrega, penso, voglio vedere quel vigile che si avventura in questa tempesta per controllare i bigliettini sopra le macchine. Apro lo sportello, scendo e una volta messo in sicurezza il veicolo, mi dirigo verso il bancomat.

Altro errore.

A parte che avevo già in tasca il corrispettivo pattuito per il regalo, di fronte al distributore di banconote, trovo due tedeschi "invorniti" come delle tope che peraltro hanno problemi con le tessere.

Squilla il cellulare.

E' lei.

Decido di non rispondere. L'avrei chiamata io da lì a un paio di minuti.

Finalmente il bancomat si libera. Inserisco la mia tessera: my flexible friend. Non sapevo che cosa dire dopo avere letto sul display che l'apparecchio era temporaneamente fuori uso.

Mannaggia all'Unicredito di Piazzale Kennedy.

Prendo immediatamente il telefono e chiamo Angela.

Dove sei?

Sono Arrivato! due minuti e sono da te.

Mentre parlo mi dirigo verso 'sta benedetta via Pola. Fatto sta, che la strada al suo inizio sostiene una biforcazione. Da che parte? Destra o sinistra? Decido per la sinistra. Percorro un paio di centinaia di metri alla ricerca del numero nel bel mezzo di una bufera di vento . E meno male che mi aveva avvertito di stare attento alla biforcazione.

Risquilla il cellulare

Allora?

Sono arrivato ma mi sa che ho sbagliato!

Lo sapevo, sei andato a sinistra!

Già...

Torna indietro... dai che ti aspetto.

Rinfrancato da queste parole, mi dirigo con calma ma con rinnovata eccitazione, nel posto indicatomi. Un minuto e questa volta è fatta. Come concordato trovo il cancellino e il portone è aperto. Lo stabile è stato recentemente ristrutturato e ciò mi fa presagire al fatto che probabilmente anche gli appartamenti sono dignitosi.

Ormai ho rotto il fiato a furia di fare tutte queste corse, quindi salgo al piano facendo due scalini alla volta. Suono e molto candidamente Angela mi viene ad aprire.

Non si nasconde dietro la porta e questo è per me un ottimo segno. Mi accoglie come se fossi un suo amico. Corrisponde in pieno alle foto. Mi si presenta in baby doll di pizzo nero con un paio di scarpe con il tacco a spillo. Non posso evitare di notare che è un po' "sgallonata" nel senso che, complice l'altezza, non ha movenze paricolarmente feline.

Poco male: non è che dobbiamo andare a fare una passeggiata per il centro storico. Mi sorride e mi invita ad entrare.

Ovviamente le prime frasi sono dedicate alla narrazione delle peripezie affrontate per arrivare da lei. Nel mentre, mi accomodo su di una sedia mentre lei si siede sul letto accendendosi una sigaretta ed incrociando le gambe rimanendo in mio ascolto.

Non smette mai di guardarmi negli occhi.

Alla fine del racconto, le consegno quanto pattuito

Preparati, che io arrivo subito.

Si reca in bagno.

Nel frattempo io salto fuori dai miei vestiti e rimango in mutande. Il solito feticcio che mi piace farmi togliere dalla mia partner. L

ei torna, mi guarda dal basso in alto soffermandosi sul mio coso per un attimo che però a me non sfugge.

Sei messo bene...

Mi si avvicina e io l'accarezzo prima sui fianchi, poi sul seno abbondante fino al viso. Le passo un dito sulle labbra, la stringo e la bacio. Angela non si ritrae, anzi ricambia appassionatamente la mia lingua che voluttuosa si inoltra nella sua cavità orale. L'adrenalina sale e abbracciandola e accarezzandola, faccio salire la mia mano fino alla nuca prendendole i capelli e tirandole la testa all'indietro per morderle il collo.

Lei sorride e mi fa cenno di sdraiarmi su letto.

In un attimo sono in posizione supina con le mani incrociate dietro la nuca. Sempre guardandomi dritto negli occhi, si slaccia il reggiseno ed una volta fatto questo, con un movimento fluido passa a sfilare il il perizoma non prima di essrsi abbassata di cinque centimetri togliendosi le scarpe con il tacco.

Si avventa sugli slip ed estrae il mio vermellone che a parte l'incappucciamento del prepuzio è in splendida forma. Si morde un angolo del labbro inferione aprendo leggermente gli occhi in segno di approvazione.

A chi devo fare i complimenti? A mamma o al Papà?

A madre natura ovviamente... rispondo io.

Con le sue labbra umide, risale dalla parte pelvica fino alla mia bocca e mi stampa un ennesimo bacio. Mi passa la sua lingua dura e bagnata su tutto il corpo, soffermandosi sui capezzoli e aspirandomeli delicatamente per farli inturgidire. Una volta che questi hanno risposto positivamente al trattamento, con una mano inizia ad accarezzare l'amico del piano di sotto.

Partendo dai testicoli fino a raggiungere il glande e stringendolo leggermente. Mi sembra di sentire un leggero tremore nella sua mano, segno di una curiosità che fatica a contenere. Infatti di lì a qualche secondo la sua mano stringe l'asta e la sua bocca calda è intorno alla mia cappella.

Cerca di inghiottirla in un solo boccone, ma date le dimensioni, è costretta ad allargare maggiormente la cavità orale ed aspirare con un sottile sibilo, l'eccesso di saliva formatosi.

Questa volta la sento arrivare fino alla fine del palato.

Chiudo gli occhi e riverso leggermente la testa indietro. Solo per qualche istante perchè la scena di lei che mi succhia il cazzo è veramente arrapante.

Le passo dolcemente una mano tra i capelli.

Angela è così: molto nature.

Probabilmente si lava il capelli in casa e solo in alcune occasioni si reca dal parrucchiere. Forse per comodità vista la professione e la sua igiene, necessita di un numero consistente di docce al giorno. Nonostante tutto, i suoi capelli sono morbidi, lisci, puliti. Molto sottili al tatto e invogliano a essere girati tra le dita fino a essere stretti in un pugno. Mentre la sua testa va su e giù, io le impongo il ritmo.

Mi rendo conto che la sua arte è veramente sublime e un po' per la tensione, un po' per l'eccitazione dell'incontro, rischio di concludere il primo giro in men che non si dica. Allora mi alzo con un colpo di addominali che, sebbene oggi ricoperti da un leggero strato di adipe, fino a qualche anno fa, erano il giusto completamento di un fisico tonico e atletico.

Lei non si stacca, ma da seduto ho la possibilità di utilizzare le mani che si muovono freneticamente su tutto il suo corpo. Con la destra e la mano a coppa, arrivo alla sua figa sentendola già strabagnata. Con il dito medio mi faccio strada e vado in esplorazione delle sue parti intime. Non tralascio di giocare anche con il secondo buchetto.

Angela si sposta assecondando i miei movimenti.

Mi ritrovo nella classica posizione del sessantanove.

Mi viene quindi concessa la possibilità di far valere la mia arte orale.

Mettendo le mani su entrambi i glutei, le faccio scivolare fino ad avvicinarmi alle grandi labbra. Con la punta dei pollici, le allargo e le tengo così, in modo tale da verificare la posizione del clitoride. Una volta individuato, inizio a leccarlo e a schiacciarlo contro la parete perlvica con la lingua.

Ogni colpo corrisponde ad un sussulto e ad un gemito della ragazza.

E' ora del sesso. Lei si gira e mi dice - fammelo provare - io le rispondo che lo avrei fatto ma che sarebbe stato solo un assaggio.

Si mette nella più canonica delle posizioni ovvero del missionario: statisticamente le donne la apprezzano di più soprattutto quando hanno di fronte un bel biscione in grado di arrivare in profondità. Questo è il caso quindi in men che non si dica, mi ritrovo in fondo a pompare prima dolcemente, poi sempre più di potenza, con lei sotto che mi guarda e ansima, cercando ci carpire le mie sensazioni.

Come promesso, sento salire prepotente l'orgasmo e anche se ho la possibilità di durare una decina di minuti, trascorso questo tempo, mi sento esplodere. Con perfetta coordinazione di movimenti, balzo a lato del letto e lei si mette seduta davanti a me stringendosi il grosso seno per accogliere il mio seme. Purtroppo pasticcio nel togliermi il preservativo e quindi, dopo tutto questo ben di Dio, mi vengo nelle mani....

Continua, presto con l'ultima parte

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