giovedì 21 giugno 2007

Culo e ritorno in 90 minuti (seconda parte)

Il cervello ronza.

C’è una mosca dentro che gira e rigira nel vuoto totale.

Questa mosca ha un nome: Camilla.

Non che sia una gran figa, come ho avuto modo di descrivere poco più sotto.

Apro lo sportellino del cellulare e cerco il numero che ho preventivamente memorizzato.

Un paio di squilli e mi risponde.

Mi presento e lei sembra riconoscermi subito.

Questa volta mi riferisce che la sua location è cambiata e che non riceve più a Cervia, bensì in quel di Valverde, proprio nell’appartamento di “quella” sua sorella così interessante per le sue doti anali.

Sono al lavoro e fa caldo. Manca quella scintilla produttiva in grado di trasformare positivamente una giornata che sembra volgere al termine senza nulla di particolare.

Ad un certo punto, la mosca che ho in testa, si posa.

Bene, è ora di partire.

Scendo nel parcheggio e accendo la macchina. Sento subito il ronzio del climatizzatore che cerca in tutti i modi di cambiare la temperatura nell’abitacolo.

Non è una bella sensazione. Il corpo sembra quasi ribellarsi a questa commistione di climi e temperature così differenti. Sento la necessità, di slacciarmi il nodo alla cravatta. Tanto di lì a qualche minuto, l’avrei dovuto fare comunque.

Ingrano la prima e parto. La destinazione è nota e non faccio fatica ad indirizzarmi efficacemente verso Cesenatico, anche se in quell’orario del pomeriggio riminese, il traffico va progressivamente intensificandosi.

Una volta sulla SS 16, aumento progressivamente la velocità che porto stabilmente sui centoventi all’ora.

So che il limite è posto ai 90.

La macchina corre via liscia mentre nell’abitacolo la temperatura si è finalmente stabilizzata ed io ho smesso di sudare. Fortunatamente per chi mi incontra, sono un tipo molto pulito e nel caso particolare, mi ero fatto una doccia rinfrescante appena un’ora prima.

Passo lo svincolo di Torre Pedrera e imbocco il tratto a quattro corsie della statale in direzione Ravenna: accelero ulteriormente.

Per percorrere i sette/otto chilometri che mi separano dalla destinazione, impiego solo pochi minuti. In men che non si dica quindi, mi ritrovo sotto casa della tipa.

Una volta trovato il parcheggio, faccio la solita telefonatina confirmatoria. In quel frangente, ho solo pensato che forse qualcuno mi aveva preceduto. Mi avrebbe fatto incazzare parecchio la cosa. Non sono un amante delle file, soprattutto quando si tratta di fare sesso. Fortunatamente non è così ed infatti mi risponde dicendomi di salire al primo piano e che avrei trovato il portone dello stabile aperto.

Già, uno di quegli stabili architettonicamente progettati pro-troia.

Una volta di fronte alla porta d’ingresso sento una serie di rumori e di chiavistelli che si aprono. Sembrava di entrare dal portone di un castello fortificato.

Una volta dentro, mi rendo conto che Camilla per telefono aveva fatto finta di riconoscermi e che probabilmente non aveva più memorizzato il mio numero di telefono sul suo cellulare.

Facciamo un po’ di convenevoli di rito e alla sua domanda su che cosa avrei voluto fare, io rispondo molto tranquillamente che mi sarebbe andato bene il trattamento che non avevo ricevuto la volta precedente.

Via, si parte.

Io mi spoglio da una parte e lei che a differenza della volta precedente indossa un tubino nero, si reca in bagno e con la porta aperta, si accovaccia sul bidet iniziando una lunga procedura di rinfrescaggio della bernarda.

Una volta nudo, lei ha finito e ci incrociamo sull’ingresso della toilette dando vita ad una scenetta che oggi mi fa pensare a due conviventi che, poco prima di andare a lavorare, si sfiorano senza considerarsi durante le operazioni di preparazione per di uscire di casa.

Quando torno, mi chiede subito di sdraiarmi supino sul letto. Così facendo, riparte con il lavorino della volta precedente: linguetta da vipera molisana sulla cappellona in tiro.

Dopo un bel po’, allunga il braccio, prende un preservativo (rosso… bleah che schifo!) e mi inguanta il salame.

Il tutto senza mai mollare la presa e continuando a seghettare per mantenere il tono della faccenda.

Fatto ciò, si inghiotte senza difficoltà la testa ed incomincia a pompare.

Devo dire che questo lavoretto è stato svolto con grande perizia e professionalità, regalandomi veramente delle belle sensazioni.

Ad un certo punto si alza, si sdraia lei supina e allarga le gambe chiedendomi di infilarla.

Glielo punto e le do’ una botta secca fino alla base dell’asta. Lei rivolta gli occhi indietro, spalancando la bocca.

Non mi posso sbagliare, le piace.

Alza un po’ di più le gambe per agevolare la penetrazione e mi stringe violentemente con la mano destra la mia chiappa sinistra, avvicinandomi ulteriormente.

Mi scappa un gemito che lei prontamente ammutolisce ammonendomi di fare silenzio.
Io allora la guardo e le dico
– l’altra volta avevi detto che ti potevo fare il culo –
- No – mi risponde
- Come no? Sono venuto qui per questo! –

Mentre mi continua a guardare, estrare il punteruolo, si lecca quattro dita della mano destra e una volta insalivate, se le passa sopra l’orifizio anale, mentre il dito medio va in esplorazione per inumidire e lubrificare lo sfintere.

A questo punto si prende il cazzo fra le mani e se lo punta.

Il resto l’ho fatto io.

Ziipppp! Fino alle palle.

Un culo morbido morbido.

Lei rovescia la testa indietro e spalanca la bocca in un urlo silenzioso.

Sempre con la mano sulla mia chiappa, stringe fino a lasciarmi il segno, ma ormai ho capito che questo è un segnale di incitamento.

Io pompo un altro po’ finchè non vengo anche io travolto da un orgasmo che mi fa vibrare i muscoli delle braccia e mi costringe ad inarcare la schiena.

Il tutto non è durato molto, ma è stato molto intenso.

Mi estrae e una volta sfilato il profilattico, mi pulisce.

Mi rialzo, mi lavo e mi vesto.

Quanto ho pagato?

Beh, alla fine ho fatto un po’ lo gnorri. Lei voleva un centone ed io le ho detto che la volta precedente ci eravamo messi d’accordo per 120 e due giri.

Ha fatto finta di cadere dalle nuvole.

Mi è sembrato corretto sganciare 70 eurozzi (cinquanta di prestazione standard più l’utilizzo del culo).

Sembrava non gradire il mio comportamento. Le ho messo in mano i soldi, che non ha rifiutato e tanti saluti.

Ho rifatto la strada non so perché, mantenendo la stessa velocità dell’andata.

Fatto sta che una volta alla base, mi sono reso conto che erano passati i classici 90 minuti regolamentari di un match di football.

3 commenti:

  1. noto che ti stai inculando tutte le donzelle di valverde....pero'ci dai dentro....!!!!!
    Ma la qualita'...credimi lascia a desiderare.....era meglio qulche anno fa...

    RispondiElimina
  2. Se ti beccano i poliziotti a correre a quel modo il culo te lo fanno loro :)

    RispondiElimina
  3. Big, fra un pò ti chiedo i diritti perchè di 'sto passo dovrai cambiar nome....:D

    RispondiElimina